"lilith"


L'opera rappresenta una figura femminile distesa e sofferente, quasi morente, che si staglia sullo sfondo di una immensa metropoli indifferente alla sua condizione di disperazione. Nella posizione e nel senso di sfaldamento, la donna evoca numerose altre donne, ragazze, bambine, che non reggono alla fatica e all'umiliazione di vedere il proprio corpo manipolato, abusato, distrutto, insieme ai loro sogni. 

La figura umana appare sdoppiata, richiamando così il senso di perdita di identità, di divisione, di spaccatura che queste donne vivono nel sentirsi contemporaneamente cercate per essere usate e rifiutate perché condannate. In questo modo viene a perdersi non solo il senso di unità della persona ma anche la sua dignità poiché la vita alla quale queste donne sono costrette ha portato via loro ogni speranza, ogni sogno, ogni senso.

Anche la città sullo sfondo sembra sfaldarsi in un effetto di vortice che tutto investe e trascina via. Pochi i colori, perché questa vita è fatta di ombre e di oscurità causate dalla paura e dalla sofferenza ma anche dalla cecità della società che, occupata nelle proprie faccende, chiude gli occhi e scivola via veloce, allontanandosi da queste realtà, passandoci sopra con noncuranza e lasciando queste donne alla loro inesorabile devastazione.

Il titolo, Lilith, richiama colei che gli antichi Ebrei consideravano la prima moglie di Adamo. Secondo alcune fonti, Lilith fu rifiutata da Adamo, allontanata dal Paradiso e relegata nelle profondità oscure del mondo demoniaco. 

Culturalmente Lilith evoca la Dea Madre, incarnazione della femminilità libera, demonizzata poiché non voleva sottomettersi al potere degli uomini e, per questo, considerata troppo pericolosa. 

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